Antonio Guadagnini a Villorba ringrazia Gianluca Panto per averlo fatto aderire a Veneto Stato e per spiegare le ragioni dell’indipendenza, racconta ‘la parabola’ inedita del canarino giallo e del canarino rosso.
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complimenti uno che finalmente usa dele parole e argomenti diversi par far capire ai Veneti che la libertà le na question de testa ;e con la testa libera e non inquadrada da lavaggi (e indottrinamento scolastico )se pol rendar el Veneto indipendente .Solo la mente libera ama la libertà e non la ga paura dele conseguenze la paure rende te skiavo . viva il Veneto libero e indipendente viva San Marco
complimenti uno che finalmente usa dele parole e argomenti diversi par far capire ai Veneti che la libertà le na question de testa ;e con la testa libera e non inquadrada da lavaggi (e indottrinamento scolastico )se pol rendar el Veneto indipendente .Solo la mente libera ama la libertà e non la ga paura dele conseguenze la paura te rende skiavo . viva il Veneto libero e indipendente viva San Marco
A volevo dir che sto Guadagnini el me par uno che el se la cava ben.
A volevo anca far naltra riflesion.
Mi a so de vicensa, e no xe che cua a ghe sipia manco volontà de autonomia o de indipendensa ma da ste bande no vien fora personal politego come che invese el vien fora a Treviso o a Verona, come xela sta storia? Parke’ cua non xermoja roba come che capita de là?
Ho apprezzato moltissimo l’intervento di Guadagnini, in particolare laddove mi ha fatto ripensare ad un articolo che ho pubblicato, più di quindici anni orsono, sulla rivista Quaderni Padani. Mi permetto di segnalarne il link qui:
http://www.laliberacompagnia.org/_files/qp/pdf/qp_03.pdf
L’articolo si intitola “La secessione come facoltà prepolitica e diritto naturale”. Contribuì allora, con mia sorpresa, ad influenzare la svolta separatista della Lega Nord. Poi le cose, come sappiamo, hanno preso strade differenti. Ma questa è un’altra storia.
Complimenti ancora a voi, amici veneti, andate avanti. Sono certo che la vostra perseveranza e la vostra coerenza non vi faranno smarrire la “retta via”: ora e sempre indipendenza.
X ANTONIO GUADAGNINI:tuto vero e giusto quel che te disi,ma oltre a tuti naltri veneti x arivar ala indipendensa ghemo bisogno di chi crea el sistema!VERO o FALSO? rispondame grassie e che la te vaga ben x l elesion!
grazie alessandro per il tuo commento, siamo effettivamente sulla stessa linea.
caro stefano, par l’indipendensa del veneto ghemo bisogno soeo dea voeontà dei veneti
Grazie a te Antonio, per quel che mi riguarda è sempre un piacere poter contribuire al dibattito sulle ragioni dell’indipendenza. Viva i canarini rossi! 🙂
Non capisco perchè si usi la parola secessioen laddove invece si parla di indipedenza.
Non è una cosa da poco la parola che si usa.
Quando l’Algeria (che era territorio metropolitano francese) ottene per la’ppunto l’indipendeza nessuno parlò di secessione.
Dunque nelle lotte per la liberazione coloniale si usa sempre la parola indipendenza.
In altri casi si è parlato di secessione (pensiamo alle vicende degli Stati Uniti nel lontano 1860-1865) ma erano situazioni riferite a casi logicamente diversi.
Siccome le parole veicolano la rappresentazione del mondo ritengo che sarebbe meglio abbandonare la parola secessione dato che implica una unica nazione ed un unico stato da cui una parte si vuol staccare.
La parola indipendenza indica infatti che a monte esistono due nazioni e due realtà diverse.
Ovviamente se alla parola indipendenza si unisce anche la parola non-violenza si completa il cerchio perchè in tal modo si sottolinea anche la modalità con cui si persegue l’indipendenza che è una modalità che rifugge da ogni violenza ma punta al convincere in modo non-violento l’altro.
X ANTONIO:magari fuse soeo la volonta dei veneti,la se gavaria sa fata!(varda berlusca prima ospita gheddafi,dopo qualche anno lo bombarda!..centra niente l italia,o berlusca,ghe se molte altre altre cose)AUGURONI per le elesion!
Non concordo, Lazzaro.
Capisco benissimo che il mondo indipendentista guardi al termine secessione con un certo sospetto, poiché si tratta di una formula che ha assunto, ahimè, connotazioni negative. Ciò non toglie che, ad esempio in ambito familiare, ambito in cui le persone rimangono individui ben distinti, specie se si parla di matrimoni civili, i termini utilizzati siano “separazione” o “divorzio”, in tutto e per tutto analoghi a “secessione”.
Detto questo, l’indipendenza è il fine, la secessione è il mezzo. Non sono due cose differenti, ma la stessa cosa vista in chiave dinamica e in due “punti” diversi del processo.
Il fatto che si pretenda di riconoscere il diritto all’indipendenza solo se esiste una nazione diversa da quella che giuridicamente la incorpora, dimostra che il concetto di indipendenza va manovrato con le pinze.
Infatti, come ben sai, la nazione veneta, o catalana, o basca, esistono per un discreto numero di veneti, per moltissimi catalani e per altrettanti baschi. Ma mica per gli altri loro concittadini, e tantomeno per la stragran parte degli “italiani” e degli “spagnoli”.
Ecco perchè trovo giusto rivendicare il diritto alla SECESSIONE: perchè nessuno può farlo dipendere dalla preesistenza di nazioni concepite, di fatto, come “comunità organiche”. E’ un diritto naturale che parte dall’individuo e si estende, per analogia, a comunità politiche istituzionalmente organizzate (“well regulated”, direbbero i costituzionalisti americani).
Poi sta al buon senso non rivendicare la secessione del proprio condominio.
In ogni caso, non è mia intenzione negare l’esistenza di una “nazione veneta”. Semplicemente non ritengo affatto dipendere da questo aspetto il diritto della Regione Veneto di indire un referendum per chiedere ai propri cittadini il distacco dallo Stato italiano.
E per lo stesso fine mi batto in Lombardia, a prescindere da qualsiasi questione inerente l’identità lombarda, l’Insubria e l’Orobia, i pretesi corretti confini della Lombardia storica (quale, di grazia?…)
Cordialmente,
Alessandro Storti
Io sono per l’indipendenza di Paperopoli e Topolinia!
Grazie per il contributo Alessandro.
Discorso interessante. Sono contento di leggerlo.
Sembra di capire che esistano due diversi diritti alla autodeterminazione: a).quello dell’indipendenza nazionale; b).quello dell’indipendenza di una qualsiasi comunità organizzata (un comune, una provincia, una regione, un gruppo di regioni).
Capisco il punto che esponi quando parli della complessità/difficoltà di giungere a volte a definire/accertare l’esistenza di una nazione “occupata” da uno stato straniero.
Pero’ il problema del riconoscimento della esistenza di una nazione non mi convince. Il tuo argomento è che ad esempio in veneto magari il 60% dei veneti ritiene di essere nazione ed il 40% dei veneti ritiene di non essere nazione ma solo una parte di Italia.
Quindi tu dici, come dire che il Veneto come nazione esiste?
Pero’ questo argomento vale anche per l’ipotesi in cui, ad esempio la Lombardia o le provincie di Varese, Como e Lecco, vogliano fare Secessione.
Infatti ci sarà sempre una parte minoritaria che non vorrà fare Secessione.
Se lo scopo è ottenere il 100% delle adesioni non le otterrai mai.
Ciò non significa che non si possa ipotizzare un diritto alla secessione che però è un diritto diverso dal diritto di un popolo alla indipedenza.
A tal proposito vorrei far seguire alcune osservazioni sulla questione veneto contrapposta ad esempio alla questione lombardia.
Sempre per Alessandro.
Il Veneto è nazione perchè unisce lingua, storia comune, religione, bandiera, stato precedente nazionale e cosi’ via.
In realtà questo appare tanto più vero perchè il Veneto attuale è solo la parte centrale della Veneta Serenissima Repubblica che come ben sai andava da Bergamo a Corfù, passando dal Friuli all’Istria alla Dalmazia all’Albania Veneta.
Il Veneto è una nazione compatta (e molto più nazione dell’Italia) proprio perchè è il pezzo centrale di una più grande realtà politica e culturale.
Per la Lombardia non è così ovviamente perchè la Lombardia, vera mega-regine italiana non ha una lingua, una storia, una cultura, una esperienza politca passata che sia omogenea.
Ricorderemo solo che 1).una parte è finita ad essere Svizzera, 2).una parte (centrale) era Stato spagnolo e poi austriaco (ma non l’Austria che conobbe il Veneto dal 1815 al 1866, bensì l’Austria dal 1700 al 1860), 3).una parte era terra di San Marco dal 1420 circa al 1797, 4).una parte fu prima ducato autonomo di Mantova e poi divenne spagnola ed austriaca; 5).una parte Valtellina fu per lungo tempo Svizzera prima di tornare poi “italia”.
Il profilo storico conta.
Pero’conta di più la realtà contemporanea.
La Lombardia è la regione che ha il maggior peso fiscale in Italia cioè paga di piu’ rispetto a quel che riceve forse 50 miliardi di squilibrio se ben ricordo.
Pero’ a differenza del Veneto la Lombardia tramite Milano in specie,ricava un preciso vantaggio dall’esistenza di Italia.
Se Italia non ci fosse Milano non sarebbe cerco la città economica e di affari che è diventata.
Nel 1797 le città di Milano e di Venezia avevano gli stessi abitanti erano a capo di stati distinti e nel paragone tra le due Venezia era più ricca e più importante complessivamente e culturalmente nonostante che oggi si sottolinei la presenza dell’illumismo lombardo.
Diciamo che allora la popolazione delle due città si aggirava sui 150.000 abitanti cadauna.
Duecentoanni dopo Milano è una metropoli di 4 milioni di abitanti compreso l’hinterland mentre Venezia nelle lagune è popolata da 60.000 persone ed è un museo all’aperto.
Se oggi Italia non ci fosse Milano non potrebbe essere ciò che è, avrebbe perdita economica e quindi se è vero che Lombardia paga molto è pero’ vero che Italia “implicitamente” da molto economicamente a Lombardia e Milano.
Anche unità di Italia ha dato molto a Milano e Lombardia dato che lo sviluppo di queste terre è derivato anche proprio dalla Unità di Italia.
Per il Veneto la unità di Italia è stato qualcosa di simile alla Peste nera del medioevo.
Se oggi il Vento si liberasse dal Italia il Veneto non perderebbe niente ne’ da un punto di vista economico, nè da un punto di vista culturale ed identitario.
Oggi non ci sono grandi banche venete eppure le banche “foreste” prendono qui il risparmio che usano altrove; non ci sono grandi giornali veneti, non ci sono grandi teatri veneti, non ci sono grandi produzioni culturali venete,il Veneto paga 200 milioni all’anno alla RAI e non ci sono produzioni televisive in Veneto e così via.
La Lombardia paga tantissimo a Italia è vero, però di fatto trae da Italia gran vantaggi.
Il Veneto paga(perde) “solo” 20 miliardi all’anno però a questo bisogna aggiungere la marginalizzazione economica e culturare che Italia pone in essere contro il Veneto.
Insomma le ragioni dell’indipendenza del Veneto non sono della medesima qualità di quelle della Lombardia.
Fatto salvo è ovvio che la Lombardia ha il pieno diritto a chiedere la propria libertà.
Spero di esseremi spiegato.
Sarà lieto di continuare al conversazione.
Grazie della cortesia Alessandro.
Pippo de mona ghe n’è tanti in giro catate a ciacolar co iori, ciama anca topolino e paperino…pampe.
Ciao Lazzaro, intanto grazie a te per la conversazione.
Credo che ci sia un equivoco però. Io non penso che per ottenere la secessione sia necessario avere la totalità dei consensi degli abitanti che risiedono nel territorio che chiede di diventare indipendente, a prescindere dal livello di “coscienza nazionale”. Basta una maggioranza assoluta, come per qualsiasi decisione referendaria. Meglio naturalmente se poi si ottengono consensi cosiddetti “qualificati” (2/3 dei votanti, ad esempio).
A proposito di nazionalità, credo che il sentimento nazionale dipenda dal sentire diffuso delle persone, al di là dei dati storici oggettivi che, certamente, hanno pur sempre un peso importante. Però il caso del Veneto dimostra palesemente che c’è bisogno di un gran lavoro culturale per risvegliare la coscienza nazionale veneta, dato che il fascismo prima e la repubblica italiana poi hanno contribuito a soffocare buona parte di questa coscienza. O, per lo meno, ad addormentarla profondamente.
Per questo motivo penso che l’accento vada posto con forza sul diritto, a prescindere, di autogovernarsi, perchè anche se voi Veneti vi sentiste in tutto e per tutto italiani potreste comunque ritenere opportuno non condividere con gli altri italiani il medesimo stato. Esattamente allo stesso modo Austriaci, Tedeschi, Svizzeri tedeschi e altri germanofoni sparsi per l’Europa non condividono un unico stato unitario, pur avendo la stessa nazionalità di fatto (non a caso uno degli atti chiave del nazismo fu l’annessione dell’Austria)
Detto questo, venendo al confronto fra Lombardia e Veneto, sono perfettamente d’accordo con la tua analisi storica e culturale, non con quella socio-economica in rapporto all’esperienza unitaria italiana.
Certamente le dinamiche dell’unificazione hanno visto il Veneto in posizione marginale, ma la Lombardia ha tratto vantaggi che avrebbe avuto anche se fosse stata indipendente. Un esempio? L’immigrazione dal Sud, che ha fornito forza lavoro e ha accresciuto il mercato interno (regionale). Beh, i terun (lo dico bonariamente) sono andati in mezzo mondo, attraversando oceani interi. Non penseremo mica che non sarebbero potuti andare al Nord a lavorare per il solo fatto di non condividere lo stesso stato?
Un altro esempio: l’economia delle famiglie altoborghesi e il ruolo della finanza. Certamente avere un mercato “nazionale” più ampio ha favorito gli investimenti dei ceti produttivi, ma non dimentichiamo che da sempre la Lombardia eccelle nelle esportazioni; senza unità d’Italia probabilmente non ci sarebbe stato fascismo e senza fascismo non saremmo finiti in una guerra disastrosa (potremmo persino dire due guerre, dato che la Prima è stata la culla del fascismo): basta questo a far immaginare legittimamente che l’economia lombarda avrebbe tratto molti più vantaggi da una dimensione statuale minore ma più equilibrata e meno turbolenta, ben inserita nel contesto continentale e occidentale in genere, in un’epoca di pace diffusa e di commerci mondiali su vasta scala, anche sulla scorta degli sviluppi tecnologici (la Belle Epoque).
In ogni caso, l’appartenenza all’UE ci permette oggi di vedere nella secessione e nella costruzione di una Repubblica Lombarda indipendente nell’ambito comunitario, una prospettiva “dolce” di decostruzione dello stato italiano. Lo stesso vale per voi Veneti. Quale che sia la natura della dinamica separatista (indipendenza nazionale di un popolo che si autoriconosce, oppure secessione pura di una megaRegione multietnica e poliedrica), oggi abbiamo una preziosissima occasione storica per decostruire l’unità statuale italiana senza traumi giuridici.
Mi scuso per la prolissità.
Un caro saluto,
Alessandro Storti
Caro Alessandro, grazie della risposta.
Comincio col dire subito che sono d’accordo con il tuo ragionamento quanto al diritto di secessione.
Ritengo solo che vi siano due diritti diversi o paralleli nel senso che vi è pure il diritto di indipendenza di un popolo dal suo colonizzatore.
Per parlare di popolo è quasi inevitabile parlare di nazione.
Pero’ anche se non vi èuna nazione in senso proprio questo non toglie che una certa comunità regionale possa in ogni caso chiedere la secessione.
Tuttavia nella richiesta di indipendenza del Veneto pesa molto il fatto culturae di far sopravvivere la nazione veneta in termni di cultura e di lingua mentre l’Italia mira ad ucciderla ed assasinarla.
Quanto al discorso vantaggi dell’Unità di Italia per la Lombardia capiamoci bene: non sto dicendo che la Lombardia oggi ci guadagni perchè probabilmente non è così, sto dicendo che la Lombardia trae comunque dall’esistenza dello stato unitario italiano alcuni vantaggi oggi (in specie Milano) che per una certa quota compensano gli svantaggi (solo in parte) mentre per il Veneto tutto i rapporto con lo Stato italiano è completamente negativo ed a perdere. E lo si vede dalla marginalizzazioen del Veneto all’interno dello Stato italiano: mucca da spremere e quadno sarà spremuta da mandare al macello come del resto fu nel caso dell’Istria che – giova ricordarlo – era abitata non da italiani ma da veneti.
Avanti dunque con coraggio verso la giustizia e la liberta’ nella non violenza.
[…] molto stupore nel mondo politico. Guadagnini stesso ringrazia Gianluca Panto (all’inizio di questo video) per averlo portato dentro la famiglia di Veneto Stato, riconoscendo la visione e l’impegno a […]
Caro Lazzaro, è stato un piacere discutere con te di questi argomenti. Aggiungo solo che la mia stima per i Veneti è enorme e sono certo che la nazione veneta otterrà la propria meritata libertà dopo 150 anni di sfruttamento, umano ed economico.
Viva San Marco!
In effetti non sono 150 anni ma solo 144/145 (1866 e non 1861).
Comunque hanno pesato come fossero stati mille.
W Sempre San Marco
Ma io volevo proprio dire 150 anni: 2016, anno dell’indipendenza veneta dopo le prossime decisive elezioni regionali, durante le quali VenetoStato sarà divenuto elemento catalizzatore di un ampio consenso indipendentista, obbligando la Lega Nord ad un patto elettorale (pena la sconfitta) con un solo punto chiave, ovvero l’indizione di un referendum per la separazione dallo stato italiano, da tenersi entro un anno (2016, per l’appunto).
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