Restare in Italia ci condanna al sottosviluppo
Sono passate ormai più di due settimane dalla clamorosa notizia della chiusura dello stabilimento di Quinto di Treviso della Datalogic, che ha deciso dalla mattina alla sera di licenziare circa 150 tra dipendenti e collaboratori, per delocalizzare le attività in Vietnam.
La notizia è emblematica, perché non proviene dalla solita multinazionale americana brutta e cattiva, bensì da un’azienda globale che ha sede in Italia, a Bologna, premiata anche da Napolitano come azienda modello dell’italianità. La decisione quindi di tagliare lo stabilimento veneto, un fiore all’occhiello della tecnologia nel campo dei lettori di codici a barre e RFID, è tutta made in Italy.
Anzi, da un’azienda che ha sede proprio nel cuore più progressista e solidale dell’Italia unita et indivisibile (dicono loro), Bologna la dotta.
Abbiamo voluto aspettare qualche giorno prima di prendere posizione, come fanno i politici straccioni al potere a Treviso, a Venezia e a Roma, che si sono subito fatti in quattro per dire che ora ci pensano loro a far cambiare le cose.
Sì, proprio come per gli alluvionati veneti, eccome se sono riusciti a far cambiare le cose!
Tutto si può dire, ma non che i cittadini veneti, di ogni categoria sociale, non ce la stiano mettendo tutta per risollevarsi dal coma economico profondo in cui ci relega la nostra situazione attuale di colonia produttiva.
È di qualche giorno fa la notizia che il Veneto, con una crescita industriale oltre il 4% nel primo trimestre 2011, starebbe guidando – ancora una volta – la debole crescita economica di questo stato balordo, che non ci merita.
Ma veniamo alla Datalogic. La sede di Quinto di Treviso dicevo era un esempio straordinario di tecnologia innovativa. Dovevo andarci a lavorare anch’io, qualche anno fa, nel 2003, ma poi la vita mi portò a scegliere un’altra ditta in cui lavorare. Ci sono tornato come partner nel 2007 e ho potuto constatare la grande dinamicità aziendale, l’apertura mentale del suo management e la capacità di restare all’avanguardia in un settore industriale che fa della turbolenza, del cambiamento ininterrotto e della continua evoluzione le proprie caratteristiche intrinseche, più di qualsiasi altro cluster.
In estrema sintesi, la Datalogic di Quinto di Treviso non aveva nulla da invidiare a qualsiasi altro stabilimento tecnologico, reale o potenziale in qualsiasi altro paese del mondo. Nulla, a parte una cosa. Avere sede in Italia.
Oggi, per qualsiasi azienda, avere la propria sede in Italia è una condanna e un atto di masochismo incomprensibile in tutte le altre parti del mondo. Ne parlavo alcuni giorni fa con alcuni giovani colleghi imprenditori veneti, nel settore del mobile, del search e dei social network: le start up tecnologiche venete non hanno nulla da invidiare a quelle della California, se non che si portano sulle spalle una zavorra statale che gli costa cinque volte di più!
I veneti sono così tenaci che amano andare controcorrente e con le mani legate dietro la schiena, ma l’evidenza dei fatti non può essere smentita.
L’essere in Italia costituisce per noi un gravissimo svantaggio. In un mondo globale sempre più interconnesso, far parte dello stato più colabrodo, inefficiente e ignorante del mondo occidentale significa condannarci alla secessione dal mondo civile.
Ci rivolgiamo quindi ai lavoratori lasciati in strada dalla ditta italiana Datalogic, cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza: entrate in Veneto Stato e aiutatevi a vivere in un Paese più civile, moderno, tollerante e aperto alle sfide della globalizzazione. Per quanto ci riguarda, come Veneto Stato abbiamo deciso di dare tutto il nostro contributo operativo ai lavoratori licenziati e vittime del sistema Italia, fallito e da superare con la creazione di un moderno Veneto Stato. A tal proposito, una nostra delegazione propone un incontro con i lavoratori della Datalogic perché non cali il silenzio sulla loro grave situazione.
Il caso della Datalogic è il caso del Veneto: non basta l’eccellenza, se si è colonia produttiva dell’Italia.
Se non creiamo al più presto tutti insieme il nostro Veneto Stato indipendente, siamo condannati al sottosviluppo italico.
Gianluca Busato
Responsabile innovazione tecnologica
Veneto Stato
[…] situazione che si è venuta a creare con la chiusura dello stabilimento di Quinto di Treviso della Datalogic e il conseguente licenziamento di 150 tra dipendenti e collaboratori. Cosa vogliamo aspettare noi […]
Una nuova stronzata italiana al giorno leva il medico di torno
Sono stato 2 volte a trovarli, ho avuto la buona sorte di trovare entrambi le volte dei rappresentanti sindacali. La chiusura è stata comunicata circa il 26-27 Maggio alle 10 del mattino, gli hanno detto da domani tutti a casa dal fattorino al Direttore. L’azienda va a gonfie vele . fatturato +10 % annuo. Avevano preso il premio produzione al 120% 10 giorni prima, mai un giorno di cassa integrazione. Risultato 50 dipendenti interinali( o inter-anali dir si voglia) a casa all’istante( questo tipo di dipenti è indifenbile con metodi democratici). I 90 a tempo pieno hanno avuto l’insolita prontezza di occupare immediatamente lo stabilimento, impedendo a qualsiasi cosa di uscire …
Fino a ieri 12 Giugno hanno occupato la fabbrica h 24. Stamane hanno ripreso la produzione in una specie di autogestione. In 15 giorni sono stati visitati dai carabinieri 2 volte al giorno e da Barbiero cgil Treviso e basta!!!Il sindaco leghista,quelli della regione mai visti. Al ministero gli hanno promesso solo un incentivo all’esodo e 2 anni dicassa.Onore a questi Veneti che stanno difendendo il Venetodalla barbarie delle leggi Europee.
Anche se si abbassano le tasse, chi potrà mai fare concorrenza a paesi dove con 1200 euro pagano 6, ma forse anche 10 persone. Dopo i Vietnamiti ci sono solo gli orangutan dell’Africa che lavorano per un piatto di cibo. Bisogna cominciare a mandare a.. l’Europa e le sue leggi di… Grazie anticipate a chi ha perso qualche minuto per leggermi.
Forse è la globalizzazione, bellezza, e tu non ci puoi far niente, però io mi sto convincendo sempre di più che il problema sia l’Italia.
Voglio dire, qua il problema non sono gli operai fannulloni perché gli operai hanno lavorato alla grande; non sono le persone troppo specializzate o competenti che non servono più, per cui si può fare anche con gli operai del Vietnam (più generici, immagino, ma anche nel SE asiatico investono in istruzione e tecnologia, loro), perché il settore richiede di essere aggiornati e pronti anche a lavorare in modo diverso, è l’ideale lavorare con persone che si conoscono già…
Allora perché vanno via? Si saranno fatti i loro conti.
Ma quello che mi preoccupa molto di più è il fatto che non ci siano altre aziende pronte a subentrare: quegli operai lì se li dovrebbero litigare! Fare a gara per assumerli! E qui sta la questione: da quanto tempo aziende straniere non investono nel nostro territorio? Io non mi ricordo di multinazionali che vengono a produrre qua. QUESTO È IL GROSSO PROBLEMA secondo me, non c’è ricambio, dovrebbe esserci un po’ di coda di imprenditori che vogliono investire qua (no tanta, un po’); le nuove imprese nascono qua e fanno una fatica immonda.
Questo è un problema di tutta l’Italia, un problema di sistema e non potendo cambiarlo il sistema, ci tocca subirlo.
E lo subiamo talmente bene, che ogni volta che un’azienda vuole chiuderlo, invochiamo Sacconi, istituiamo un tavolo di confronto e siamo prontissimi a condannare chi vuole portare all’estero la produzione: invece di domandarci come possiamo fare per attrarla.
I Veneti i gavaria da xogar al’ataco, no pensar come difendarse!
Bellezza lo puoi dire a tua sorella,
ai Vietcong Datalogic regalerà anche un centro sviluppo prodotto, così sistemano anche i nostri ingegneri che si credono immuni. La globalizzazione non ti dico dove puoi mettertela. P.S. sono stati sotto casa dell’ingegnere Bolognese proprietario che si ritiene un patriota e gli hanno messo sul cancello la bandiera dei Vietcong.
Riccardo, non hai visto “L’ultima minaccia” con Humphrey Bogart, altrimenti avresti colto il riferimento, non fa niente comunque.
Ho preso spunto dal caso Datalogic per fare una mia personale considerazione generale.
vietcong? ma che termini usi e a chi ti riferisci? cosa sei un reduce-complice dello stupro a stelle e strisce del popolo vietnamita? la datalogic e’ un’azienda for profit e ovviamente va dove ne puo’ realizzare di piu’, certo i VIETNAMITI (no sten usar termini dispregiativi e da burattini filo-americani che questo popolo ha subito un violento sterminio) ne guadagneranno molto! la datalogic non e’ da biasimare, i vietnamiti sono da congratulare, l’assassino e’ lo stato italiano, a VS dobbiamo fare il possibile per gli operai e tutti insieme amputare il prima possibile la cancrena italiana
Ci credo che vanno in Asia un imprenditore in crisi nera che si trova con un operaio che gli costa tra tasse e stipendio 2500 euro non ci pensa due volte a delocalizzare in Vietnam, CIna, Malesia, Bangladesh, Indonesia, Taiwan o dove cazzo vanno che tanto lì con 2500 euro ti paghi mezza fabbrica…questo è il mondo ragazzi, la gente di quei paesi non pretende la ricchezza e il lusso in cui noi viviamo di continuo, non vogliono vivere nel benessere come noi, a loro basta poco e infatti così stanno vincendo. Quelli che dobbiamo cambiare siamo noi, siamo noi che dobbiamo abbassare la cresta non i Vietnamiti.
Ma l’italia è bella ci abbiamo il sole e la mozzarella e i pomodori e la cucina tipica e i palazzi e le statue che tutto il mondo ci invidia e le città d’arte eppoi siamo stati un impero eh! Ora non ci caca più nemmeno il governo della Transnistria ma millenni fa:impero romano eh! Mah…
Bah…
E l’UE?Ci ha imposto: una tassa per entrare,
una moneta suicida,regolamenti assurdi e burocratici,basilea1-2,le multinazionali,i patti di stabilita’,i poteri forti,la BCE,il disimpegno al controllo dei confini ed alla ns. sicurezza,la multietnicita’…E’ forse questa UE che merita il Popolo Veneto? A me piu’ che una unione sembra una schifezza.Ma i “saggi” ci dicono che va bene cosi’.Bo..??
Licenziati in tronco?E’ normale.Quanto costa un dipendente italiano all’anno?Quanto costa un dipendente asiatico o vietnamita o cinese?La paga oraria di un italiano?siamo attorno ai 6 euro/ora,mentre un lavoratore cinese a 18 ore al giorno,senza contributi perche’ non ne esistono,guadagna circa 45 cents/ora,pari a circa 8 euro giorno.Ho trovato un articolo interessante….leggetevelo e capirete molte cose,anche se esula dall’argomento trattato.
La “trappola” dell’art. 107 del Trattato di Maastricht. L’Europa come l’Argentina?
Sì! La validità di questa diagnosi basa su due argomenti fondamentali: 1) l’art. 107 del
Trattato di Maastricht; 2) l’avvento dell’euro.
Alla prima lettura del Trattato, pur se spiacevolmente sorpresi dall’articolo 107, non ne
avevamo compreso il vero perché. Oggi, dopo il dramma dell’Argentina, finalmente l’abbiamo
capito.
L’art. 107 – che vieta qualsiasi possibilità di contatto o interferenza tra gli Stati Membri e la
Banca Centrale Europea nella fase dell’emissione – è stato ufficialmente giustificato sul principio
della necessità di salvaguardare l’euro da spinte o sollecitazioni inflazionistiche. (Questa esigenza
poteva essere soddisfatta sulla base dei normali criteri di “discrezionalità tecnica” ben note alle
scuole della statistica bancaria, tanto è vero che questa norma non ha precedenti.)
La verità è che si è voluto alzare un muro invalicabile analogo a quello che separa gli Stati
dalle banche centrali straniere. In altri termini, con l’art. 107 il rapporto tra Stati Europei e BCE
è identico a quello esistente tra l’Argentina e la Federal Reserve Bank americana. Su queste premesse
l’emissione dell’euro è fatta dalla BCE come se fosse un prestito ad uno stato estero.
Apparentemente, poiché le banche centrali emettono moneta solo prestandola, potrebbe
sembrare che tra l’emissione di moneta all’interno o all’estero non vi sia nessuna differenza,
mentre noi ben sappiamo – e meglio di noi lo sanno gli estensori del citato 107 – che il prestito
all’estero è drasticamente preteso in restituzione per norma e consuetudine internazionale, in
quanto effettuato a favore di estranei; il prestito all’interno è attenuato e/o dilazionato per i
contatti e le sollecitazioni che normalmente caratterizzano i rapporti tra banca centrale e
governo: quei medesimi contratti che l’alta loggia bancaria ha voluto attentamente evitare in
quanto particolarmente fastidiosi agli usurai di regime.
In altri termini, con l’art. 107 e l’avvento dell’euro, l’Europa sta nella stessa subordinazione
che ha l’Argentina nei confronti del dollaro. S’indebita, infatti, per debiti peraltro non dovuti,
nei confronti della BCE, per un valore pari a tutto l’euro in circolazione, senza alcuna possibilità
di poter evitare che la spada di Damocle dei debiti (per altro non dovuti), precipiti, come in
Argentina, sulla sua testa.
Il fatto stesso che nel trattato di Maastricht sia stato tempestivamente inserito l’art. 107,
in tempi non sospetti, ci fa pensare che il “Damocle pro tempore”, il governatore Duysemberg,
abbia serie intenzioni di precipitare la spada, copiando quanto ha fatto il suo collega, Alan
Greespan, con l’Argentina.
Dunque la “spada” esiste e sta sulle nostre teste. Ci auguriamo che non caschi, ma questa
speranza non è sufficiente. Ecco perché occorre predisporre una moneta di emergenza che consenta
di colmare i vuoti monetari analoghi a quelli argentini. La moneta è come il sangue, la sua
quantità deve essere adeguata alla entità del corpo da irrorare, e si deve predisporne la disponibilità
per la trasfusione eliminando il rischio del collasso mortale. Il Governo Argentino comprese questa
verità e progettò la moneta alternativa, l’argentina, la cui emissione fu impedita, com’è noto,
dall’intervento di autorità usurocratiche sovranazionali.
Il nostro vantaggio è dato dal fatto che – su iniziativa del Sindacato Antiusura
Dopodichè…faremo la fine della Grecia.
Veneto STATO?Prima la moneta sovrana(da stampare in gran segreto)poi la riattivazione dei poli industriali di Marghera fatti chiudere dall’Europa E DALLE POLITICHE ENI,indipendenza energetica(vale a dire perforazione di nuovi pozzi gas a metano di proprietà dello Stato Veneto,rete distribuzione gas indipendente dalla rete gas Nazionale,costruzione di almeno 5 centrali nucleari…metanizzazione di tutto il parco auto Nazionale ed in seguito auto elettriche)Creati questi presupposti si potrà parlare di STATO SOVRANO VENETO.Diversamente senza questi presupposti è aria fritta.